mercoledì 30 gennaio 2013

Allibisco davanti al paradosso Ingroia

Continuo a leggere sbigottito le esternazioni di Ingroia. Non vedo contenuti, non vedo idee. Solo caciara. È folle offendere la Boccassini. Che senso ha? Vediamo di capirci qualcosa da questo parapiglia.
Ingroia denuncia un atteggiamento ostile da parte di molti suoi colleghi (non dimentichiamo che lui rimane un magistrato seppur in aspettativa per motivi elettorali) e nomina Falcone (non capisco a che pro, perché fa figo?):
“Fu così anche per Giovanni Falcone.
Se fai il magistrato (e rappresenti un potere) e all’improvviso decidi di candidarti, dal punto di vista formale non ci sono restrizioni, ma è chiaro che la manovra lascia spazio ad interpretazioni controverse, vogliamo negarle a prescindere?
Comunque, a ruota è seguita la risposta di Ilda Boccassini che mette in chiaro che fra Falcone e Ingroia la differenza è abissale. Mi pare che i fatti parlino chiaro, qualcuno ad oggi (ripeto, ad oggi!) potrebbe dire il contrario? Falcone del resto non ha mai fatto politica. Questo è una delle poche certezze.
Ingroia infine risponde in maniera stizzita inserendo nella mischia un altro “grande” della magistratura:
“Non dico cosa Borsellino diceva di lei.”
Ora, a parte che Borsellino è morto e non può confermare o smentire, come mai non vuole dircelo? Forse che l’intento è quello di mostrarsi al di sopra della Boccassini senza però passare dai contenuti? Come mai Ingroia non attacca la Boccassini portando qualche stralcio di idea? Una cazzo. Una sola. Lo sento parlare e parlare e parlare, ma non ho sentito ancora qualcosa di concreto. Un’idea, un concetto, un pensiero articolato. Un periodo, una cazzo di frase con principale e subordinata che mi faccia capire la sua visione politica. Va bene la rivoluzione, ma almeno ha chiaro in testa cosa vuole ottenere? Quali sono gli obiettivi? La rivoluzione può essere un mezzo, non uno scopo.

Che poi dal punto di vista teorico mi chiedo: come può un magistrato ergersi a paladino della rivoluzione? Ingroia ha rappresentato e rappresenta il potere costituito (ribadisco che è un magistrato in aspettativa), che rivoluzione è mai questa? Da che mondo e mondo il giustizialismo o, per dirla in termini più consoni, il potere giudiziario è stato a capo di una rivoluzione? Il potere giudiziario è conservatore. Conservatore in senso buono, ma pur sempre conservatore. Perché il potere giudiziario è direttamente dipendente dalla Legge. Questo è il paradosso Ingroia. Con lui il concetto di rivoluzione è completamente svuotato dal suo significato originale. Ma dov'è finita la sinistra? Quella non conservatrice! Vuoi vedere che non c'è mai stata?

In ultimo, una riflessione squisitamente politica. Ingroia è di sinistra. Quanto potrà ottenere? Il 5%? Perché togliere voti al PD? Per fare un favore al PDL? Ma Ingroia non era contro il capo del PDL... 

Francès

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