martedì 18 dicembre 2012

Sulle ultime, tristi!, apparizioni di Benigni

Benigni mi ha stancato. Magari mi emoziona e mi entusiasma a tratti, ma mi fa incazzare nel resto del tempo. Così le emozioni appena provate cadono in un vacuo senso di falsità.

Innanzitutto mi disturba il suo modo perbenista e il suo tono buonista di approcciarsi con il pubblico e con le opere oggetto d’analisi. “Vi amo”, “Per me è un’emozione essere qui”, “Dante il miglior poeta mai esistito”, “La Costituzione è la più bella di tutte”, “Siete fantastici”, “Mi batte forte il cuore”, “Vi ringrazio”, “Per me è un onore essere qua”. Bisogna dire basta. Troppi complimenti finiscono per spegnere la ragione in nome di un sentimento non autentico. Personalmente gli taglierei centomila euro dal suo cachet per ogni ammiccamento. La Rai chiuderebbe in attivo la serata.  Che a ben pensarci la sua tecnica è uguale e contraria a quella di Grillo: uno fa le carezze, l’altro manda a ‘fanculo. Il giochino è lo stesso, cambia la forma ma la sostanza...

Un'altra cosa che mi disturba di Benigni è la totale assenza del suo punto di vista durante i monologhi. Ogni cosa è bella, straordinaria, aulica, inimitabile. È mai possibile che di tutta la Divina Commedia e di tutta la Costituzione non ci sia qualcosa che non gli piaccia o che almeno voglia mettere in dubbio? Ma che razza di critica è la sua? Bella, grandissima, straordinaria. Mitica, stratosferica. Da impazzire. Mi fa morire dalla gioia. Svengo dalla felicità. E che cazzo! Un po' di ritegno. 

Tra l’altro, ciò che dice è talmente impersonale da risultare quanto mai trasparente. Con la conseguenza che chiunque può impersonarsi nelle sue parole. Faccio un esempio. Benigni dice che la politica è la più alta delle cose che può fare una persona; Benigni afferma che tutti dobbiamo essere fieri di essere italiani; Benigni vuole convincerci che non andare a votare sia sbagliato a prescindere. Ora, se argomentasse, potrebbe pure avere ragione. Senza un focus, non c’è nessuno che non può immedesimarsi nei suoi discorsi, dal ladro al poliziotto, dal giudice al politico corrotto, tutti sono invitati alla festa. Populismo, deriva demagogica. A questo sono arrivati i monologhi di Roberto Benigni. Perché non basta spiegarci (e tra l’altro pure bene) cosa sia la Costituzione: in un periodo così delicato, bisogna fare dei distinguo, proprio come ha fatto con il Fascismo. Non abbiamo bisogno di gente che ci fa incazzare (vedi Grillo) o di gente che ci fa incantare (vedi Benigni) o di gente che ci fa sognare (vedi Berlusconi), abbiamo quanto mai bisogno di esempi di normalità. Ci dicono che la democrazia sia il potere consegnato al popolo, allora perché nel 2012 c'è ancora gente che si erge a paladino della giustizia, ad eroe di ciò che è giusto? Perché?

Benigni, colui che ha sottolineato l’importanza del lavoro, questa sera non ha meritato il compenso: oltre al lavoro, occorre l’impegno. E la responsabilità. La sua verve comica è sparita, le sue battute sono ripetitive (la parte sul Medioevo la fece un anno fa da Fiorello) e prevedibili. Ma, forse, posso capirlo. Lui prepara di più la parte divulgativa e tralascia gli sketch comici. Passi. Però l’invettiva, cazzo. Per onorare la Costituzione,  Benigni avrebbe dovuto attaccare e puntare l’indice verso coloro che costantemente tentano di affossarla. E invece niente. Due battutine su Berlusconi, una su Renzi e via. Vissero tutti felici e contenti. No. Non vorrei soffocare in un ultimo sussulto sentimentale. Mi sentirei patetico.

Francès 

PS: tralascio la discussione sul cachet. Si parla di 6 milioni di euro per questa serata e altre 12 su Dante. Senza una fonte attendibile, sospendo ogni giudizio.

lunedì 17 dicembre 2012

Attenti al piano: più se parla, più si pensa a lui, più lui sta al centro dell’attenzione, più il consenso sale.

Berlusconi prosegue la sua marcia verso le elezioni. Non sa ancora cosa farà; sta testando tutte le ipotesi rimanendo costantemente sotto i riflettori. A breve si scioglieranno i dubbi, soprattutto dopo l’atteso annuncio di Monti che ha ancora una settimana per riflettere su una sua possibile candidatura.
E intanto il piano va avanti. Per adesso si oscilla dal piano B(erlusconi) a quello M(onti). Il piano A(lfano) è saltato tempo fa; il piano C(asini) è impraticabile. Gli piacerebbe da matti il piano D(ell'Utri) ma i giudici non glielo consentono. E così via. 
Negli ultimi giorni ha sconfessato Monti e il suo operato (era la seconda fase); poi, dopo la riunione con il PPE, gli ha proposto di candidarsi  a capo del centro-destra (la quarta fase). Infine, ha fatto una comparsata nella sua Mediaset laddove a seminato di tutto (quinta fase). Quella di sabato è stata una messa in scena pazzesca. Non sappiamo ancora se si candida, ma sappiamo il suo programma elettorale. Non sappiamo se starà con il PDL o se se fonderà un partito nuovo di zecca, ma sappiamo che è “fidanzato”. 
Sempre nel pezzo passato avevo fatto accesso all’IMU. Lo sapevo. Semmai Berlusconi dovesse candidarsi uno dei suoi cavalli di battaglia sarà quella di abolirla. Tanto la avremo già pagata per il 2012 e per il 2013 ci sarà tempo per trovare una nuova furbata per non far pagare l’IMU ma un’altra imposta simile. 
Ora mi fermo. Più se ne parla, più si pensa a lui, più lui sta al centro dell’attenzione, più il consenso sale. Mi sembra una di quelle leggi economiche studiate all’università. 
Meglio pensare a qualcos’altro!

Francès

mercoledì 12 dicembre 2012

Grillo e le epurazioni dirette ed elettroniche (alla faccia della democrazia diretta!)


Grillo e 1984 di George Orwell. Il concetto che sta dietro il pensiero “chi non mi ritiene democratico, se ne vada” ricorda quello del romanzo appena citato. E il blog raffigura il posto – badate, virtuale e quasi metafisico - in cui venivano proiettate le immagini del Grande Fratello.  Ma come? Il blog! Il blog che sembrava l’avvento di un nuovo modo di concepire la democrazia, sembrava uno posto in cui si poteva dibattere senza porre limiti alla partecipazione. Il blog e, di conseguenza, internet.

Grillo e la partecipazione totale. Ci propina la democrazia diretta (ed orizzontale!), ma il suo partito ha ben poco di democratico. Le decisioni sono prese da due persone e comunicate al mondo in un solo posto: il blog, appunto. Vi immaginate se il Parlamento promulgasse le leggi sul blog? E poi com’è pensabile espellere i propri compagni di partito attraverso un comunicato sul blog e un’email. Più che democrazia diretta, Grillo è l’esponente delle epurazioni dirette.

Grillo e le politica digitale. Avrà pure posto un problema interessante, ma i primi risultati sembrano molto scoraggianti. Le primarie, infatti, hanno visto più partecipanti delle parlamentarie. Eppure quest'ultime erano in rete e le potevi votare da casa in pigiama comodo e tranquillo. I fatti mostrano che le persone diffidano del mondo digitale e, a ben vedere, non hanno tutti i torti. Perché oggi, nel 2012, mettere una “x” su un foglio di carta ti garantisce la segretezza; invece il voto elettronico con tanto di registrazione pregressa, vuoi o non vuoi, la segretezza non te la garantisce. Basterebbe una persona, basterebbe un’interrogazione al database (la classica query) per far crollare tutto. È una cazzata che con una semplice query si possa risalire al risultato del voto di ogni singola persona (i sistemi sono complessi e la logica che c’è dietro non è banale). Ma resta il problema della millanteria. E se un tale se ne uscisse inventando i risultati del voto della popolazione? Non ci sarebbero forse ripercussioni sull’economia?

Grillo si sta dimostrando poco affine ai principi democratici e, nonostante sia stato uno dei primi a porre l’idea del digitale come soluzione democratica, sta fallendo anche dal punto di vista ideologico: la sua lotta è ben lontana da una soluzione compiuta e soddisfacente. 

Francès

venerdì 7 dicembre 2012

Attenti al piano: Monti non verrà sfiduciato

Assorbite le primarie del PD, adesso è il turno del PDL. Berlusconi deve risalire – udite udite- la china.  E il suo piano è chiaro: vincere le prossime elezioni.
Partenza in sordina, la sua. La prima tappa si sta consumando in questi giorni in Parlamento. La missione è arrivare a marzo in forma, e quello che sta succedendo a Palazzo Madama e a Montecitorio è stato il primo squillo: Berlusconi, e con lui il PDL (sempre che non decida di abbandonarlo…), c’è. Certo, ci sono delle leggi che il PDL non vuol votare a prescindere dal piano: non votare il decreto contro l’incandidabilità per i condannati fa gola a tutti, pensate al PDL. Ma il vero intento è un altro.
Tutto finora è andato come Berlusconi si aspettava: voleva le prime pagine e le ha ottenute. Non importa se in questo momento subisce tante critiche o se è palesemente impopolare. Fa parte del piano. La seconda fase sarà quella di screditare del tutto Monti facendo credere agli italiani che questo è stato un governo tecnico fallimentare. E, purtroppo, gli strumenti ce li ha: Monti ha tirato – forse troppo? – la cinghia e  il malcontento è palese. Magari se invece di una IMU così “controversa” e “complicata” avrebbe fatto un’imposta municipale un po’ più chiara almeno nei contenuti, i cittadini avrebbero pagato comprendendo le motivazioni della cifra da sborsare. Anche sul caso Ilva, per esempio, Monti avrebbe dovuto imporsi con più chiarezza. Avrebbe dovuto parlare ai cittadini con onestà e fermezza elencando dati e motivazioni più precise. Perché? Per contenere la demagogia e la deriva berlusconiana.
Le elezioni sono sempre più vicine e Berlusconi ha appena iniziato la sua campagna elettorale. Sarà una lotta dura e senza esclusione di colpi. Il PD sembra sufficientemente forte (mi auguro che non sia come l'Inter di qualche anno fa, ricordate quella che vinceva gli scudetti ad agosto?); Grillo punterà a prendere più voti possibile; Casini e l’area moderata sono lì a guardarsi intorno e aspettano di capire i movimenti della destra in generale.
La speranza è che questa volta a spuntarla sia l’Italia: fra le tante rogne potremmo risparmiarci almeno Berlusconi?

Francès

P.S. [delle ore 17.06 del 09/12/2012]: Bene, Monti. La decisione di dichiarare di dimettersi (confermata o no dai fatti) ingarbuglierà il piano. Oltre che, ovviamente, accorciare di 15-20 giorni la campagna elettorale. Prendere le misure a Berlusconi è già una novità. 

sabato 1 dicembre 2012

Nugae, le mie parole [e son due]

A VITO (un bullone della mia vita)

Della gioventù un ultimo istante.
Non siamo ancora in affanno
anche se la vita si fa pesante.
Mi chiedo di te cosa sanno
coloro che bevono il tuo spumante.
Non esser lì per me è un danno;
sarai, come un tempo, raggiante?
Ventinove. Coraggio, Aguanno!

Francès