domenica 11 novembre 2012

La settimana dei videogiochi milanese

Questa settimana a Milano si è svolta una manifestazione sensazionale per tutti gli appassionati di videogiochi: Games Week.
Ebbene, nonostante io non sia più un frequentatore assiduo di giochi da console (a fatica distinguo la playstation dalla xbox), ho provato ad onorare questo evento andando a curiosare un po’. Alla fine mi sono divertito, parecchio!

Ho fatto un paio di giri con la Red Bull di Vettel in Formula One usando il volante e le marce manuali - me ne voglia Alonso, ma ero “costretto” poiché mentre la Ferrari è impegnata a studiare accorgimenti e soluzioni aerodinamiche per migliorare le proprie prestazioni, questi della Red Bull trovano il tempo di far provare i videogiochi obbligandoti a prendere la loro monoposto. Comunque sia, pessima prestazione la mia. Poi ho fatto un paio di sfide con alcuni miei colleghi a Fifa 2013, infine ho dato un paio di cazzotti con un gioco di Boxe di cui a dire il vero non conosco il nome (ah, nel mezzo ho pure provato un altro paio di giochi in cui si sparava agli animali senza che io abbia minimamente capito il motivo e uno strano gioco in cui da una cerbottana dovevo tirare dei sassi… boh!).
Per il resto ho fatto il mio primo incontro con alcuni giochi che, a mio avviso, sono osceni. Cioè quelli in cui si balla seguendo il più possibile un pupo dalla tv, per esempio. Sarà che avrò una certa età e quindi appartengo a un’altra generazione, ma proprio non riesco a capirne la bellezza. Io che ho visto mio padre (e tanti altri della sua età) appassionarsi come un matto a giocare ai primi Fifa nonostante fosse di un’altra generazione, ieri ci sono rimasto male. Infatti, non sono riuscito ad apprezzare quei giochi in cui si danza seguendo il ritmo dettato da un pupazzo. Prima la tv ti incantava: restavi incollato a guardare la partita, una trasmissione o a giocare ad un gioco di un videogame. Adesso, oltre a catturare la tua attenzione, ti costringe ad emularla fisicamente. E la cosa un po’ mi ha scioccato. Un’altra cosa che ho notato è che i giochi seguono le mode televisive: se negli anni ’80-’90 c’era la partita di calcio come evento clou, oggi abbiamo ballerini e cantanti dovunque. E chi produce giochi si è semplicemente adattato. Insomma, tecnologicamente abbiamo fatto passi da gigante, ma, gira e rigira, la minestra è sempre quella. Però è pur vero che io resto un nostalgico del joystick: per me resta una sorta di token da utilizzare per vincere le sfide che i vari giochi mi propongono.
Francès

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