lunedì 16 luglio 2012

Gradirei una restaurazione senza Restaurazione

Se una casa è in pessime condizioni ci si ritrova sempre di fronte a due possibili soluzioni. Restaurarla o ricostruirla dalle fondamenta. Qual è la scelta migliore? Come detto, si può scegliere di sistemare le parti messe peggio con interventi mirati; si può invece buttar giù tutto e ricostruire da zero. Il problema è la gestione dei costi.
Con la ricostruzione completa i costi probabilmente sarebbero più alti nel breve periodo. Ma anche più quantificabili. E sicuramente minori nel lungo periodo. Gli interventi di ristrutturazione hanno il vantaggio di costare meno nel breve periodo. Tuttavia nel lungo periodo è più difficile prevederne le spese e quindi non è detto che si risparmi.
Questo scenario non va bene per una grande casa messa malissimo, l’Italia.  Ad oggi pensare di rifondarla da zero è impensabile in quanto non abbiamo una nuova classe dirigente ma qualche delfino (Alfano), qualche vecchio giovane (Renzi) e qualche buon elemento che però non ha l’esperienza e la forza necessaria gestire un Paese (Pizzarotti).
Non possiamo rottamare (termine che, ironia della sorte, mi ricorda il vecchio Grillo) tutti i politici, dobbiamo tenerci stretti Monti e continuare a toppare i buchi in attesa di tempi migliori.
Passi la restaurazione, ma la Restaurazione no. Quella che ricorda il famoso Congresso di Vienna dobbiamo evitarla.
Andiamo ai fatti e cerchiamo di capire perché.
Il primo luglio c’è stato il congresso della Lega. Obiettivo non dichiarato: riacquistare la credibilità smarrita negli ultimi mesi. Bossi lascia la guida del partito a Maroni. Passano due settimane e arriva l’annuncio della nuova discesa in campo di Berlusconi che mette – almeno momentaneamente  - da parte Alfano (state tranquilli che ci sarà spazio e tempo per vederlo al governo). Adesso aspettiamo le prossime mosse di Fini e Casini; poi c’è Grillo che continuerà a gettare melma a destra e a manca. E la sinistra lottare contro se stessa.
A conti fatti, l’unica novità sembra Grillo. Grillo che prende, licenzia, assume, estirpa, infila dentro, brasa qualsiasi suo suddito come un dittatore. Ma siamo sicuri che è una novità?
Nel 1994 ci furono alcuni cambi: Berlusconi per Craxi e Di Pietro per l’italiano.
Adesso abbiamo Berlusconi per Berlusconi-Alfano, Bossi per Maroni (anche se sono così sicuro che il caro Umberto ci torturerà ancora), Grillo per qualche barzelletta di Berlusconi mista a qualche parolaccia di Sgarbi. A sinistra Renzi per Prodi.
Al centro Casini è sempre lì. Fini sta alla destra di chiunque.
Pensate, sono passati 18 anni. Mussolini è stato al potere per un ventennio. Infine aggiungo che candidarsi sei (SEI) volte lede il concetto di democrazia. 

Gradirei una restaurazione senza Restaurazione.
Francès

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